La Relazione
Relazione è un termine che deriva dal latino relatio-, che a sua volta è derivato da referre, cioè riferire, o anche portare.
Comunemente, con la parola relazione siamo soliti riferirci a un legame (intimo, amicale, lavorativo, ecc..); intendiamo quindi l’addentrarci e lo stare nella conoscenza di un’altra persona. Conoscenza che, nel tempo, porterà alla creazione di un legame affettivo.
Cosa vuol dire essere in relazione con un’altra persona?
Essere in relazione con un’altra persona significa prendersi cura l’uno dell’altro; la relazione è cura. Non siamo in relazione con qualcuno solo per il fatto di essere entrambi in presenza (fisica o virtuale), o per il motivo, per esempio, di vivere nella stessa casa. No, non è sufficiente! Se in una relazione non c’è una cura reciproca, allora è più corretto chiamarla con un altro nome, in quanto non è una relazione nel senso profondo del termine.
Essere veramente dentro una relazione richiede una presenza consapevole da parte di entrambi; richiede di portare qualcosa, di arricchire la vita l’uno dell’altro. Siamo in relazione quando ci curiamo di dare all’altro, piuttosto che quando ci preoccupiamo di ricevere dall’altro. Un buon esempio di quanto appena detto è la relazione con i propri figli, in cui si dà ai figli, alla semplice condizione che siano i nostri figli. Forse è l’unico tipo di relazione senza condizioni di altro genere, se non quella di essere figli.
Ruolo adulto e bambino nella relazione
In una relazione possiamo assumere due ruoli, quello di adulto o quello di bambino; pensiamo, ci emozioniamo e ci comportiamo ora come farebbe un buon genitore, ora come farebbe un figlio. Generalmente ricopriamo ora uno ora l’altro dei due ruoli e le ragioni per cui assumiamo un ruolo o l’altro sono molteplici.
Rivestiamo un ruolo da bambini, da figli, quando, all’interno della relazione, ci poniamo come colui che richiede. In questo ruolo ci comportiamo verosimilmente come i più piccoli, desideriamo che i nostri bisogni vengano soddisfatti (spesso ora e subito!), ci preoccupiamo più di noi stessi, ché dell’altro; per rendere l’idea con un’immagine: è come se un fascio di luce illuminasse noi stessi invece che l’altra persona o entrambi, l’attenzione è su noi stessi. Allora possiamo comportarci in maniera lamentosa, capricciosa, dispettosa, subdola. In ogni caso il nostro obiettivo, consapevoli o meno, è avere un tornaconto.
Assumiamo al contrario un ruolo adulto, maturo, da genitore, quando ci prendiamo cura dell’altro. Quando ricopriamo un ruolo adulto nella relazione, tendiamo a essere attenti ai bisogni fisici, emotivi e affettivi dell’altro e tendiamo a prendercene cura, a soddisfarli, anche senza ricevere nulla in cambio. In questo caso mettiamo a disposizione dell’altra persona, le risorse di cui disponiamo. L’altro è ben presente e radicato nella nostra mente. Certamente un adulto, nel senso pieno di questa parola, non dedica tutto sé stesso all’altro, ma riesce a trovare un equilibrio sano tra la soddisfazione delle proprie necessità e la cura delle necessità dell’altra persona.
I 5 sensi nella relazione
Stiamo con le altre persone anzitutto utilizzando i nostri 5 sensi. Osservare negli occhi qualcuno con cui parliamo, prestare la nostra completa attenzione mentre ci parla o quando parliamo con lui, mantenere una distanza fisica adeguata, sono aspetti che ci fanno sentire inclusi o esclusi dalla relazione. Come detto prima, non è sufficiente essere in presenza e non è sufficiente nemmeno ricoprire dei ruoli, il semplice fatto che lei sia mia moglie, mio figlio, mio amico, non è garanzia di essere in relazione.
Dovremmo partire dal modo in cui utilizziamo i nostri sensi, per capire come ci poniamo nelle relazioni. Potremmo chiederci: Sto guardando questa persona? Sono concentrato sulle sue parole? Mi trovo alla giusta distanza? Se siamo concentrati su altro, sarebbe meglio essere onesti e dire all’altra persona che al momento non abbiamo le risorse necessarie per stare veramente con lei.
Allo stesso modo dovremmo desiderare e chiedere alle altre persone di prendersi cura di noi stessi. Mi sta guardando? Mi sta ascoltando? È realmente con me? Sono nella sua mente? Con i suoi comportamenti, si ta prendendo cura di me?
Per quale ragione non dovremmo desiderare prenderci cura e ricevere cura dagli altri?
Gli ostacoli alla relazione
Le difficoltà all’interno delle relazioni hanno cause molteplici. Esistono, ad esempio, modi peculiari di funzionamento della persona che la rendono più o meno capace di relazionarsi. La capacità di prendersi cura dell’altro e di se stessi può essere dunque influenzata da molti fattori, ma ognuno di noi, con le risorse di cui dispone, può cercare di utilizzare al meglio questa capacità e, a volte, può cercare di migliorarla.
Io, l’altro o noi?
Uno degli aspetti che può contribuire a vivere e a far vivere relazioni ricche e soddisfacenti, come già detto è la capacità di prendersi cura degli altri. È una capacità, in quanto si può possederla in misura variabile. Ma allo stesso tempo è una capacità su cui possiamo lavorare e che è influenzata dalla nostra volontà.
Quando ci relazioniamo con un’altra persona possiamo scegliere quante risorse (energie, tempo, denaro, sentimenti) utilizzare per l’altra persona, per noi stessi o per entrambi. Possiamo scegliere se puntare la luce principalmente su noi stessi, sull’altro o su entrambi.
Io nella relazione
Se nella relazione prevale Io, se la nostra attenzione è su noi stessi e ci preoccupiamo di avere un tornaconto o principalmente di soddisfare i nostri bisogni, la relazione sarà sbilanciata. Le nostre risorse saranno risparmiate e probabilmente chiederemo all’altra persona di mettere a nostra disposizione le proprie risorse o di compiere un qualche tipo di sacrificio per noi.
In questo caso assumeremo un ruolo immaturo, da bambini e saremo maggiormente propensi a chiedere, invece che a dare.
Porsi in questo modo, all’interno di una relazione, spesso viene giustificato attraverso un falso bene. Il falso bene è diverso dal male. Il male è facilmente riconoscibile: se qualcuno ti dà un pugno, non dovrebbero esserci dubbi che abbiamo a che fare con il male. Invece il falso bene è difficile da riconoscere, è un atteggiamento abbastanza subdolo, spesso non è compreso neppure da chi viene messo in atto e da chi lo subisce.
Se un genitore, potendo scegliere, propone ai propri figli di andare a “divertirsi” in un centro commerciale invece che andare in un parco giochi, forse non sta agendo propriamente per il loro bene; se un partner ogni fine settimana “ha necessità” di stare a casa a riposare, senza utilizzare le proprie risorse per il benessere dell’altro, forse sta pensando più a sé stesso che all’altro.
È difficile parlare di male in questi casi, perché in fin dei conti che male c’è nel portare i propri figli in un centro commerciale, invece che in un parco? Che male c’è se una persona usa il proprio tempo libero per riposare?
Non è un male, non è un comportamento oggettivamente cattivo, semplicemente la nostra attenzione è su noi stessi, non sull’altro.
L’altro nella relazione
Se nella relazione prevale l’altro, ci troveremo ancora in una condizione di squilibrio. È bene prendersi cura dell’altro, ma non bisogna dimenticarsi del proprio benessere – se un partner ogni fine settimana svolge delle attività per il benessere dell’altro, quando avrebbe necessità di riposare almeno ognitanto, ecco che sta perdendo di vista sé stesso. Se giustifichiamo sempre i comportamenti non corretti dell’altra persona, ecco che stiamo perdendo di vista noi stessi. La cura è sempre reciproca, mai unidirezionale. Se un medico si prende cura di noi visitandoci e guarendoci, noi ci prenderemo cura di lui, arrivando puntuali alle visite e compensandolo per il suo lavoro!
Il noi nella relazione
Cercare un equilibrio all’interno di una relazione, cercare di dare e ricevere entrambi, all’incirca nella stessa misura, è un esercizio impegnativo. Richiede che entrambe le persone funzionino bene, molto bene e richiede volontà, volere bene non basta, bisogna compiere uno sforzo, impegnarsi! Nelle relazioni dovrebbe prevalere il noi; dovremmo, in due, essere bravi a curarci di utilizzare le risorse di cui disponiamo per il bene della coppia. Dovremmo parlare e confrontarci spesso sulle emozioni, i pensieri e i comportamenti che proviamo e che ci fanno sentire a disagio e che ci mettono in difficoltà.
Bisognerebbe che ci prendessimo cura l’uno dell’altro come faremmo con la persona più cara che abbiamo al mondo. Bisogna che impariamo a essere presenti con coscienza!