La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento di origine neurobiologica e genetica che si manifesta quando il bambino inizia a imparare a leggere (di solito attorno ai sei anni), con una lettura molto lenta e numerosi errori nella lettura ad alta voce. Tuttavia, il modo in cui la dislessia si manifesta può variare molto da bambino a bambino.
Variabilità individuale della dislessia
Questa variabilità trova una spiegazione nel Modello dell’Equilibrio di Bakker, secondo il quale la lettura è il risultato di un equilibrio tra l’attività dell’emisfero cerebrale destro (responsabile dell’analisi visuo-percettiva) e quella dell’emisfero sinistro (anticipazione e integrazione linguistica). La dislessia rappresenta un’alterazione di questo equilibrio e può manifestarsi in tre forme principali:
- Dislessia percettiva: lettura lenta ma abbastanza corretta
- Dislessia linguistica: lettura veloce ma molto scorretta
- Dislessia mista: lettura sia lenta che scorretta
Modelli interpretativi della dislessia
Un altro importante modello distingue due vie per la lettura:
- Via fonologica: si basa sulla conversione dei segni scritti nei rispettivi suoni (utile soprattutto per parole nuove o straniere).
- Via lessicale: permette il riconoscimento immediato delle parole già conosciute.
Nei bambini più piccoli, spesso è compromessa la via fonologica; nei più grandi (oltre i 10 anni), la difficoltà può riguardare anche la via lessicale e il significato delle parole.
Il modello evolutivo di Uta Frith
Per comprendere meglio le differenze individuali nei bambini più piccoli, è utile il modello evolutivo di Uta Frith (per approfondimenti si rimanda all’articolo dedicato allo sviluppo della lettura).
Inoltre, la dislessia può presentarsi insieme ad altri disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), ADHD o altre condizioni psicopatologiche. Questi fattori influenzano la gravità della dislessia, l’efficacia del trattamento e l’adattamento scolastico del bambino.